Le Soft Skills del consulente finanziario
Se le competenze tecniche necessarie ai consulenti sono note, codificate e consolidate nei contenuti, minore è stata, finora, l’attenzione dedicata alle competenze trasversali o “soft skills” utili nello svolgere al meglio la professione.
Il consulente deve essere capace di ascoltare e decodificare le esigenze della clientela e saper costruire il giusto “ponte” tra i bisogni e la soluzione giusta per soddisfarli.
Le soft skills sono , dunque, le “competenze trasversali”, cioè quel bagaglio di qualità personali, atteggiamenti e abilità relazionali che si portano con sé , e ci definiscono come persone e professionisti.
Si tratta di capacità non tecniche, ma relative a comportamenti e atteggiamenti che applicati sul lavoro si sono dimostrati correlati alle prestazioni di successo.
Esistono poi altre competenze di carattere trasversale, spesso abilitanti rispetto alle soft skill: flessibilità, tolleranza allo stress, tensione al miglioramento continuo, innovazione.
Appare chiaro che nell'era del Fintech, conterà sempre di più il "pensare" piuttosto che il "fare".
Una macchina può analizzare dati e costruire portafogli efficienti per il cliente, può organizzare e pianificare le attività del consulente, ma una macchina non potrà mai interpretare i bisogni del cliente motivandolo all’azione.
Ritengo che saranno proprio le capacità
che più caratterizzano l'essere umano a divenire sempre più preziose.
Le soft skills possono fare la differenza nelle prospettive di crescita di ciascuno ed è, perciò, importante mapparle con professionalità ed investire risorse nell’ambito di processi di formazione necessari per migliorare le competenze "dolci".
Gli intermediari hanno sempre preferito investire nella formazione di competenze tecniche utili per vendere prodotti, ma per evitare
di essere sostituito da un Robotadvisor, il consulente si deve specializzare nel rendere coerenti le scelte dei clienti. E in questo le abilità relazionali sono fondamentali.
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