CONTRATTO IBRIDO PER I CONSULENTI FINANZIARI.
Un altro scacco da parte delle banche?
Un esperimento sociale in un contesto storico già non felice. Al tempo della MiFid II e della FinTech, le reti di consulenza e le banche stanno trovando una semplice soluzione alla riduzione dei loro margini che le novità normative-tecnologiche hanno imposto.
Quale sarà dunque l’alternativa scelta da questi istituti? Naturalmente quella di scaricare sulla figura del consulente finanziario tale riduzione di redditività attraverso un escamotage: il contratto ibrido.

Fondamentalmente si tratta di due tipologie di contratto per lo stesso professionista. Uno da dipendente di tipo part time e uno da collaboratore autonomo con partita iva. Tipologia contrattuale introdotta da Intesa Sanpaolo lo scorso anno.
Ciò permetterà a consulenti e promotori di avere le garanzie di dipendente in fatto di previdenza, stipendio e welfare. Mentre per le banche sarà possibile ridurre i costi fissi con una graduale sostituzione del lavoro dipendente con quello autonomo.
Quante attenzioni da “mamma banca”, eh?
I benefici in termini di redditività sono soprattutto quelli relativi al meccanismo delle provvigioni, che consentiranno agli intermediari di tenere per sé la fetta più grande della torta, a discapito (ancora una volta) del consulente e del cliente.
Garanzie da dipendente per i consulenti, più grande fetta della torta per gli intermediari.

Ciò si traduce nel 30% di incremento della produttività… impegnativo a dirsi e a farsi! Specie per i professionisti senior abituati a lavorare su una base di clienti consolidata. Impossibile, o quasi, per un consulente neolaureato che si confronta con il primo obiettivo professionale, ossia 30 milioni di portafoglio in 5 anni.
In un’indagine condotta da McKinsey, l’effetto finale sarà l’abbandono della professione da parte di circa il 5 – 10% dei consulenti finanziari e saranno a rischio taglio anche i consulenti bancari.
L’unica consolazione, in questa prospettiva non troppo rosea, è che il cambiamento avvenuto dall’1 dicembre rimette in gioco la possibilità di scelta. Torna per i professionisti la possibilità di poter trovare un’alternativa valida.
Non più un sistema manovrato da banche e reti di consulenza, ma entra in scena un nuovo attore:
il consulente autonomo.
Fairvalyou ha scelto di affiancare i consulenti per guidarli ottimizzando il loro tempo; ha progettato e realizzato strumenti adeguati centrando il focus verso la relazione consulente-cliente. In questo modo, otterremo insieme due importanti risultati:
- permettere al consulente di essere pagato a parcella, e non a provvigione su prodotti venduti, direttamente dal cliente senza conflitti di interesse;
- fare al meglio il proprio lavoro, mettendo al centro il cliente e i suoi obiettivi.
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